DONNE PER LE DONNE. Intervista a Marianna Bonelli

La Librosteria, il locale iconoclasta

 

È opinione condivisa che la violenza e la discriminazione di genere si possono combattere solo portando un radicale cambiamento culturale nella società. Per combattere il nemico però è necessario capirne i tratti chiedendosi quale sia la cultura di un paese dove il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788 mila) ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.

Poi è necessario definire i campi di azione della battaglia, tra questi ci sono certamente la scuola, la famiglia le iniziative di promozione sociale istituzionali, ma lo sono anche i luoghi di incontro e confronto informali e spontanei come la LibrOsteria, dove ha sede l’associazione culturale “Spritz Letterario” fondata da Marianna Bonelli nel 2008.

Raccontare chi è Marianna Bonelli non è semplice perché ne ha fatte davvero tante nella sua vita: ha studiato Scienze Naturali all’Università di Padova, ha aperto e gestito una boutique per animali, si è diplomata bartender free style, lavorando in diversi locali notturni. Con l’allora presidente dei librai italiani, Alberto Galla, nel 2010 ha esaudito un suo grande sogno: aprire un bistrot in libreria, nel centro di Vicenza, il Galla Caffè. Ha fondato, nel 2008, un’associazione culturale conosciuta in tutta Italia: Spritz Letterario, che coniuga la passione per la lettura con l’aperitivo tipico veneto. Durante questa esperienza decennale, ha avuto modo di conoscere e lavorare con personaggi come Inge Feltrinelli, Luis Sepulveda, ha stretto una grande amicizia con la scrittrice belga da milioni di copie vendute, Amélie Nothomb e con il critico letterario Piero Dorfles, conduttore della fortunata trasmissione di Rai 3 “Per un pugno di libri”, per citarne alcuni.

Promotrice culturale, editor, consulente editoriale e scout letteraria, non ha mai perso la passione per il banco bar. Dopo anni in giro per lo stivale, decide di tornare nella sua città natale, Padova dove, con la socia veneziana Elisa De Rossi, apre un luogo che forse è più una filosofia di vita: la LibrOsteria.

Luogo che accoglie chiunque cerchi un attimo tutto per sé, dalle undici di mattina a mezzanotte, tra libri molto selezionati dall’editoria indipendente, buon vino, cibo semplice e del territorio, concerti jazz e presentazioni con autore, conferenze e mostre d’arte, spettacoli di danza contro la violenza sulle donne e tutto ciò che di dinamico possa rendere un momento di vita ricco e speciale, per chi lo organizza e soprattutto per chi decide di viverlo. Un luogo dove sentirsi a proprio agio, un presidio culturale nel quale rifugiarsi e sentirsi accolti, da soli o in compagnia, dove condividere sogni e momenti difficili.

Abbiamo incontrato Marianna alla LibrOsteria per parlare di donne, libri e vita. Ecco le sue risposte alle nostre domande.

 

Qual è lo spirito che anima la LibrOsteria?

In primis l’accoglienza, è un’anima che io ed Elisa, la mia socia, cercavamo da tempo. Alla fine, non trovandola, abbiamo deciso di costruircela. Per far star bene noi e gli altri. Qui ci si sente a casa. Possiamo dire che il nostro è un locale iconoclasta, dove si rompono i dogmi delle credenze comuni, degli stereotipi.

 

L’educazione alla cultura non violenta va rivolta innanzitutto alle giovani generazioni. Com’é la frequentazione e la partecipazione dei più giovani alle vostre iniziative?

Il bello del nostro locale è che vengono persone di tutte le età: famiglie, giovani, studenti, adolescenti, persone adulte e mature, soprattutto di testa. Forse i libri esposti fanno da deterrente per alcune tipologie di pensiero, e questo ci pare un successo. Ai nostri eventi partecipano persone di tutte le età, pertanto c’è confronto tra le generazioni, e questo è fantastico! I giovani si educano con l’esempio. Persone di due o tre generazioni diverse sedute allo stesso tavolo, tra uno spritz e l’altro, chiacchierano si confrontano, si arricchiscono e crescono. Questo è un risultato che non ci eravamo poste e di sicuro non ci aspettavamo, ma lo abbiamo raggiunto ed è meraviglioso.

 

Le recenti polemiche intorno al cantante Junior Cally hanno infiammato le polemiche sui testi sessisti e violenti frutto di un diffusissimo machismo nell’ambiente rap e trap. Esiste un fenomeno simile in ambito letterario?

Non esiste un fenomeno simile in campo letterario, ma esiste una discriminazione più alta, ovvero quando si sente parlare di letteratura Rosa o per le donne mi viene la pelle d’oca, perché si citano solo libercoli o romanzetti d’amore, come se, pensiero del secolo scorso, alle donne fosse destinato solo quel tema. Pensando a un libro come contenitore di esperienze di vita, di dubbi da suscitare per sviluppare uno spirito critico, di emozioni, si parla dunque di belle teste o persone, a prescindere dal genere. La polemica su Sanremo relativa ai testi di Junior Cally, non è altro che cercare di dare attenzione a uno spettacolo che si temeva non venisse visto da molti.  LibrOsteria resta comunque “un’isola felice” la settimana di Sanremo, qui ci saranno sempre sfide a trivial letterario, a carte o racconti sui libri letti, perché i nostri clienti pretendono di più dalla vita. Dal nostro punto di osservazione notiamo molti giovani che fanno progetti straordinari e concreti, nei quali credono, sui quali discutono e si confrontano, un altro modo per rompere dogmi e provare a cambiare il mondo.

 

La lettura e la scrittura oltre ad essere strumenti fondamentali per fare cultura possono anche aiutare a superare i traumi?

 Possono senz’altro aiutare, alla fine dentro ai libri si raccontano tante storie di vita, esistono libri per ogni stato d’animo e ogni passo, grande o piccolo, immenso o difficile, che ci si trova ad affrontare. Leggendo un libro posso scoprire di non essere sola, vedere che qualcun’altro ha sofferto come me e prima di me, magari avendo superato il trauma in un modo che neanche immaginavo. Dai libri si trae esperienza. Anche la scrittura biografica aiuta, ma quella di penna non di tastiera. Ho tenuto diversi corsi di scrittura creativa ed emotiva, scrivere con la penna su un foglio è un atto fisico che ti libera e ti fa ricominciare. È senza dubbio terapeutica.

 

Nel dizionario, alla voce ricetta si legge “nell’uso corrente attuale il termine indica qualsiasi prescrizione terapeutica scritta” è dunque interessante che nella parola sia implicita la scrittura. C’è una ricetta o come dicevano le nonne un rimedio contro la violenza sulle donne che vuoi consigliare?

La parola ricetta mi ricorda i miei genitori. Sono figlia di un farmacista, che con le ricette curava il corpo e quelle di mia madre, guida turistica e traduttrice, nonché ottima cuoca, con le quali curare l’anima. Il filo comune per le ricette è sempre il prendersi cura di qualcuno. Per me una ricetta gastronomica per “l’anima”, che è sempre un toccasana a qualsiasi ora del giorno, è un piatto di Tonnarelli Cacio e Pepe perché è una pasta che dà sostanza (carboidrati), conditi con questa crema così morbida, dolce e avvolgente… a me sembra il regalo più bello per spezzare una giornata, ricordarsi quando si è felici e volersi bene. La ricetta antiviolenza secondo me è l’esempio. Modello che io ed Elisa possiamo essere qui dentro. Più volte ci capita di essere testimoni di radicamento su stereotipi dei ruoli di genere, per cui saperli contrastare, magari con un sorriso o con una battuta, è un inizio. Vi faccio un esempio banale: ci capita a volte che sia la donna a voler pagare il conto, ma molti uomini non lo permettono! In questo caso io o Elisa, ridendo prendiamo senza alcun problema i soldi da lei, che soddisfatta e solidale ringrazia. Un piccolo gesto che libera dagli stereotipi, dalle abitudini di dipendenza, troppo spesso mascherate da cavalleria. Partire dalle cose semplici, da quei dettagli e retaggi che ci accompagnano da secoli, per cambiare.

 

Infine, in perfetta sintonia con la filosofia della vostra associazione che intende promuovere la lettura, in maniera ludica e frizzante, privilegiando l’ora dell’aperitivo, vi chiediamo una ricetta per un aperitivo speciale dedicato al nostro evento “Donne per le donne. Ricette contro la violenza”

Senza dubbio il Mary Pickford è un “All day cocktail”

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ho scelto per quello che Mary ha rappresentato nel mondo del cinema. E’ stata un’attrice e produttrice canadese (aprile 1892- maggio 1979) star del cinema muto. Una delle fondatrici degli studi cinematografici più grandi d’America, personaggio molto significativo del mondo cinematografico.

 

 

 

 

Ingredienti:

– 6 cl Rum bianco

– 1 cl Maraschino

– 6 cl succo d’ananas

– 1 cl sciroppo di granatina

Usare la tecnica “Shake and strain” Guarnire con fetta di ananas e ciliegia da cocktail.

 

 


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